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Flavio Angiolillo, «Non peggio, non meglio, ma Nuovo»


Visionario, ecclettico, un grande imprenditore del mondo della miscelazione. Abbiamo chiesto a Flavio Angiolillo di raccontarsi e di raccontare ciò che nutre da sempre il suo lavoro e i suoi progetti. Ne è scaturito un ritratto appassionato, ironico e pungente che restituisce la complessità della sua persona.


Mi hai chiesto di scriverti qualcosa: sei sicura di fare questa domanda proprio a me?!

Spesso mi dimentico le parole, sbaglio ad utilizzarle o peggio ancora, ne invento di nuove. Quest’ultima cosa tra l’altro mi piace, fa ridere ed arricchisce il vocabolario franco-italiano.

“Parla di com’è la miscelazione nei 4 continenti, sei un visionario sia da un punto di vista imprenditoriale sia come bartender”: questa tua frase mi fa pensare a tutti quelli che in questi giorni mi dicono “chissà cosa t’inventerai per la riapertura”, “sicuramente tu hai la soluzione”, ecc.

Non è cosi, per essere un visionario, per trovare soluzioni o per inventarmi cose nuove ho bisogno della mia droga. Purtroppo sono in astinenza da troppo tempo e, ora, la mia follia sta cambiando. Mi vedo diverso: non peggio, non meglio, ma Nuovo. Ho sempre trovato la mia droga ovunque sia stato, in qualsiasi paese: diversa ma sempre sorprendente, certe volte di bassissima qualità, altre di migliore, ma ciononostante ne ho bisogno. È cosi: ne sono dipendente!


Ho pensato spesso di smettere perché, a volte, potevo arrivare ad odiarla. L’ho odiata perché a giorni mi rendeva brutto, nervoso, scorbutico e alcuni giorni anche maleducato. Ma le magie che mi ha fatto fare quando era di alta qualità mi ha fatto dimenticare i suoi brutti effetti.


Questo momento storico in cui è difficile trovarne mi fa pensare a cose nuove, mi fa azzerare tanti pensieri, anche i più brutti. Anzi, ho l’impressione mi faccia essere più buono. Sento anche la musica in modo diverso!

Il motivo? Non penso sia perché mi drogo meno (di sicuro in questo periodo la sto assumendo più in sicurezza), ma perché la consumo diversamente. Ora che ho tempo, ne studio le varie qualità e mi permetto di scegliere con attenzione.

Sono una persona che vede sempre il bicchiere mezzo pieno e, tutto sommato, sto imparando anche ad apprezzare questo momento di “carestia”. Ma non vi nascondo che non vedo l’ora di ritornare ad avere i soliti pensieri, la consueta follia che mi accompagna, l’impulsività e la voglia di rischiare che mi hanno sempre accompagnato fino a due mesi fa.

Per questo, per essere me stesso, ho bisogno della mia droga e non so se la ritroverò dopo la quarantena come l’avevo lasciata. Potrebbe essere raffinata o grezza, pura o tagliata… ma mi aiuterà a sicuramente a rispondere alla tua domanda iniziale, in questo momento che vedo tutto offuscato.


Avrò bisogno, di certo, di una dose generosa!

La mia droga: la gente.

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