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Gelasio Gaetano D’Aragona: la mia vita, la mia terra, il mio vino


Ero giovanissimo quando con Roffredo, mio fratello, seguivamo mio padre a caccia di fagiani nella riserva della vasta tenuta di famiglia, fuori dal paesino di Montalcino (Siena), che in quell’epoca lontana era poco più grande di 2000 ettari.


Il vino Brunello di Argiano

Ancora non esisteva. La prima annata che producemmo era il 1970, un vino che uscì quattro anni dopo, quando avevo appena compiuto vent’anni. All’epoca delle cacce in riserva le nostre antiche vigne, i cui filari si estendevano nel mezzo di oliveti e alberi di gelso, producevano un buonissimo Chianti, rosso rubino pallido e beverino, che consumavamo a casa nel palazzo e che mio padre imbottigliava per regalarlo ai suoi amici; le bottiglie erano bellissime, molto più belle di quelle più o meno commerciali di oggi.



Arturo il "Guardia"

Non avevamo ancora ottenuto il porto d’armi ma Severino (Graziani), il guardiacaccia, ci consegnava il fucile all’inizio della battuta. Davanti a noi camminava il cane, un bracco che si chiamava Arturo. Ogni tanto si fermava e rimaneva immobile annusando l’aria e muovendo leggermente il muso. Poi continuava. Ogni tanto si intravedeva solo la coda in movimento, quando era a testa bassa nella distesa di erba o quando attraversava i campi appena arati di grano o coltivati a erba medica. Il momento più bello e emozionante era sempre quando il “Guardia” ci avvisava di tenerci pronti a sparare perché il fagiano che era nascosto al suolo avrebbe potuto spiccare il volo in ogni momento. Camminavamo quasi in sincronia con il respiro di Arturo sino a quando, con un rumore di ali, l’uccello si alzava in volo. Sparavamo e spesso qualcuno mancava il bersaglio ma poi, quando l’animale interrompeva il suo volo seminando nell’aria una pioggia di penne prima di cadere, allora quello era il momento più incredibile.


La mia unica, vera casa

Talvolta ci spostavamo a molti chilometri dalla Villa di Argiano, la nostra casa. Era un palazzo costruito nella fine del 1500 da una famiglia senese, oggi estinta: i Pecci. Dopo di loro appartenne ai Chigi Saracini e dopo ancora ai Lovatelli e, in ultimo, a mio padre.

Quelle marce su terreni agricoli che scendevano rapidamente per poi risalire impervi, e poi l’attraversamento del fiume Orcia nella parte meridionale della Tenuta di Argiano. La foschia, l’umidità, le nebbie, il profumo dell’erba bagnata, e quello della vegetazione.

Tutto questo, insieme, ha rappresentato la mia prima prateria. Dopo quei tempi ad Argiano – la mia casa, quella che sento come la mia unica, vera casa – ho viaggiato tanto, ho simbolicamente montato molti cavalli e ho attraversato molte praterie, che sono in un certo senso le prateria che si nascondono dentro di me.


Quell’attimo di storia

Vorrei che potessero uscire come per magia e che si potessero tramutare in certi attimi che ancora ricordo, certi profumi che ancora annuso, certe luminosità che ancora sembrano precedere un ricordo. Ecco vorrei saper trasformare tutto questo in una storia, bella ma non perché inventata, ma perché dentro quell’attimo di storia, in quella prateria, c’è nascosto il segreto della mia esistenza.


Gelasio Gaetani Lovatelli D’Aragona. Scrittore, Giornalista e Wine Expert - Fotografato da Roberto Orlandi



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