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Massimo Stronati, nasce barista a Milano e diventa bartender nel mondo


Il fascino di una persona è, per lo più, il frutto di uno speciale mix alchemico i cui ingredienti sono le passioni, i ricordi e gli affetti. Non sono le parole degli altri a regalarci un certo allure, né il raggiungimento di chissà quale traguardo professionale, bensì il perfetto equilibrio nella vita e la capacità di sapere definire e vivere le proprie priorità con coraggio e coerenza.

Ed è così che colpisce Massimo Stronati, bartender internazionale di grande esperienza ma, soprattutto, un uomo dai molteplici interessi e dall’amore sconfinato per la sua famiglia e la sua piccola Mia.



Oggi in California, guarda all’Italia e a Milano con un velo di nostalgia ma anche, con la consapevolezza che si si sente più vicini a casa solo quando si vive lontani.

Non racconteremo altro di lui, ma lasceremo direttamente alla sua penna il racconto di una vita e una carriera iniziate da Dolce Dolce, il bar pasticceria gelateria che il padre aveva aperto a Niguarda, svelandovi così una parte della sua personalità eclettica.


“Massimo Stronati, nato e cresciuto a Milano, bartender da così tanti anni oramai che preferisco non contarli, perché mi sono fatto vecchio dietro e davanti al bancone.

Ho mosso i primi passi nel bar di famiglia a Milano, dove mio padre mi ha insegnato i rudimenti del mestiere, il fair play e soprattutto il savoir faire.


Essendo stato mio padre, il primo maestro e mentore nella vita e nel lavoro, ho ancora ben impressi alcuni suoi insegnamenti come l’attenzione per l’ospite, il benvenuto e tutto quello che serviva a rendere speciale un ospite e la sua esperienza.

Mi ricordo anche qualche strigliata per non aver salutato un cliente che entrava nel bar, oppure per non averlo fatto in modo appropriato. Se era un cliente abituale, avrei dovuto utilizzare le informazioni che avevamo come “buon giorno avvocato” oppure “dottore come va?” e, in particolare, dando sempre del lei mai del tu nemmeno se l’interessato lo proponeva.



Ho fatto i primi caffè alle elementari. Ho sempre aiutato i miei nell’attività di famiglia, quindi credo che il mio percorso sia più vicino ai trent’anni d’esperienza che ai venti ahimè!

Il bar, ora che ci penso, è sempre stata un’opportunità e continua ad esserlo. Da ragazzo ho studiato per fare altro, nonostante le pressioni di mio padre per frequentare l’alberghiero. Ma ho preferito l’istituto tecnico aeronautico, conseguendo il brevetto di pilota privato. Non riuscendo però a inserirmi in quel settore, il bar è stata la scelta più immediata e facile, perché era qualcosa che faceva parte di me da sempre.


Ho lavorato per lo più nella mia Milano, ma ho anche dato un’occhiata furi dai confini: prima a Londra e poi, per una breve parentesi a Parigi per una nuova apertura con quel genio di Oscar Quagliarini. Da 4 anni invece, vivo e lavoro in California.

Sono diversi anni che non parlo di me, forse non sono in grado di mettere insieme tutte le esperienze fatte. Ma posso dirvi che gli ultimi anni li ho passati tra il Davai Milano, flag bar di Russian Standard Vodka, al Gocce a Parigi, il Doping Club a Milano, il Morgante Cocktail and Soul fino alla Vina Enoteca in California e, ora, Ettan.



Ho sempre amato il bar nelle sue diverse sfaccettature: la giacca bianca di mio padre, i diversi stili, le esperienze dei miei maestri e mentori che mi hanno reso curioso e appassionato. Alla fine siamo tutti storie da raccontare senza prendersi troppo sul serio.


A questo punto, non vi risulterà difficile credere che sono un amante dei classici, delle cose semplici ma fatte bene. A volte me lo dico da solo, ma ammetto di essere un po’ nerd: studio e mi interesso al mio mestiere, compro libri e gadgets, non mi annoio e rimango al passo con i tempi. Attualmente ho la fortuna di lavorare con l’unico chef indiano 2 stelle Michelin del Nord America. È un’esperienza molto stimolante, che ha aperto la mia prospettiva su come sviluppare il mio concept di bar in un ristorante indiano senza perdere la mia italianità o le mie pregresse esperienze europee e non.


In passato non mi sono fatto mancare eventi tenuti dal gotha della miscelazione moderna. Ho partecipato a bar shows, brand events e competition come, ad esempio, quelle USBG Diageo World Class e Nikka Perfect Serve nel 2018 o la finale mondiale del Jameson Bartenders Ball in Irlanda nel 2016. Ciò che porto più nel cuore è, però, la partecipazione al Flemish Food Bash in Belgio nel 2015 come italiano in gara. Gli organizzatori avevano radunato, per un giorno, 40 chef stellati da tutto il mondo e venti bartenders, realizzando il più grande ristorante stellato al mondo. È stata un’esperienza memorabile!


La seconda è stata organizzare al The Doping Club Milano, quando ne ero head bartender, un corso di 3 giorni per bartenders, tenuto da Stanislav Vardna oramai amico, fratello e mentore che ha del tutto cambiato la mia percezione dell’ospitalità e del bar in generale.

Tra i moltissimi partecipanti posso dire con orgoglio che la maggior parte è diventata un top player della nostra industria in tutto il mondo.


‘Last but not least’ lo scorso gennaio ho partecipato a New York al “Bar5”, dove gli insegnanti erano delle vere leggende come Dale Degroff, the king of cocktail.

Una grande passione che attualmente sto coltivando, è quella di collezionare oggetti da bar: attrezzi, libri vecchi e nuovi come la copia originale del 1887 del manuale di Jerry Thomas, oppure tutti i libri di Trader Vics sul tiki, che rimane una mia grande passione.



Ciò che rende il mio presente unico e speciale è mia figlia Mia. Mi ha stravolto l’esistenza, arrivando a innamorarmi nuovamente della vita dal giorno in cui è arrivata poco più di due anni fa. Tutto è diventato più luminoso. Spesso giochiamo insieme, girando dei video al bar di casa, dove realizziamo dei drink semplici. Forse sarà perché è “figlia d’arte”, ma penso che è più brava di tanti altri che vedo in giro e che non hanno ancora capito che il bar si fa al bar, facendo andare le manine e non su Instagram.


Vorrei però lasciare un monito ai giovani, che si avvicinano a questo mestiere: datevi da fare! Divertitevi sui social, lavorate sodo e siate umili e rispettosi. Portate nel cuore i vostri maestri esattamente come io faccio con i miei e otterrete grandi risultati… soprattutto, la felicità dei vostri clienti”.

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